Gli angeli vanno col monopattino

data 8 dicembre

Gli Angeli vanno col monopattino

Emmanuel Gallot-Lavallée

Ero andato al nord per accompagnare un’amica in ospedale. Non avevo nulla da fare, ho spinto una porta per caso. Ero entrato in una stanza ed era pure occupato. Stavo per dire: Ops! Scusatemi, cercavo il bagno! Perché gli adulti, quando fanno una figuraccia, devono sempre mentire. Ma una vocina ha risposto: – Sì, dicono molte cose a proposito degli angeli… Era la voce di una piccola bambina sdraiata nel letto. E senza pensarci su, ho aggiunto al volo: E sono tutte sbagliate. La bambina era pallida, e vicino a lei era seduto un uomo. Probabilmente suo padre. Scusate, ho detto e sono uscito. Mi sono un po’ vergognato per non aver salutato la bambina e per essere entrato per sbaglio. L’indomani quindi ho bussato e sono entrato. Tenevo in mano un pacchetto di caramelle. L’ho appoggiato sul comodino. Sono caramelle degli angeli, ho detto… La bambina non ha nemmeno guardato il pacco e si è tirata il lenzuolo come a coprirsi la faccia. Ha detto: Ma io non posso mangiarle! Infatti, non le devi mangiare ma solo annusare, ho precisato. Dipende comunque da ciò che dicono gli angeli. Chiedi a loro e vedrai. Il punto di vista degli angeli è sempre importante. Poi ho fatto un inchino, come fanno i giapponesi. Stavo per uscire e mi sono girato. A proposito, lo sapevi che gli angeli vanno sempre col monopattino? Sì, certo! Mi ha risposto lei. Ci siamo guardati e siccome non avevo più nulla da aggiungere sono uscito. Nell’albergo dove alloggiavo, non avevo granché da fare. E dovevo pure rimanere una settimana intera poiché le analisi della mia amica erano lunghe da fare. Così ho preso un foglio e fatto un disegno. Rappresentava la piccola e un angelo (che aveva appena parcheggiato il suo monopattino vicino al letto). Mangiavano entrambi le caramelle, ma di nascosto. È un classico: gli angeli sono santi ma sono rimasti molto bambini e a volte sono insopportabili, ve lo dico io. Anche se a pensarci bene, lo sono molto di più i grandi, per non parlare delle malattie le quali sono insopportabilissime. Credo che gli angeli aiutino sempre le persone in difficoltà. Aggiunsi queste parole sul foglio, in caratteri cubitali, e poi con la matita rossa ho sottolineato ‘Credo’. Ho precisato poi: Soprattutto le bambine che amano le caramelle. Ovviamente. Poi ho scritto tutto ciò che sapevo sugli angeli: la loro altezza, ciò che mangiano e il tipo di musica che a loro piace. Non ho scordato di precisare che i vecchi angeli non vanno più col monopattino perché è pericoloso per l’artrite, senza parlare della gastrite. Usano semplicemente gli sci o la bicicletta, e credimi, vanno fortissimo, a duecento l’ora. Si divertono da matti. Mi accorsi che stavo parlando a voce alta alla piccola. Era segno, dovevo rivederla. L’indomani mi sono precipitato nella stanza senza neanche bussare. C’era un’infermiera che rifaceva il letto. E la piccola? L’infermiera disse, È andata via ieri notte. Parlava senza girarsi. Dove? – Ma come dove, signore? Non lo sa forse… Sì certo… Certo. L’infermiera mi ha chiuso la porta in faccia. Sono uscito lentamente. Capivo di saper niente, ma noi grandi dobbiamo sempre avere una spiegazione. Alzai la testa, stava per piovere. Il cielo era nuvoloso e complicato, un po’ come quando disegno e non so se devo dipingere un salice piangente oppure un uomo che fa finta che tutto va bene. Vidi tra il disegno, un monopattino con due figurine. Andavano veloci! Poi sono tornato in albergo, la mia amica aveva fatto le valigie e potevamo tornare a Roma. C’è una lettera per te. Chi l’ha portata? Qualcuno. Qualcuno, dissi, ma non era una qualsiasi persona. Dentro la busta c’era una piuma di angelo color azzurro. Poi due righe. C’era scritto: “E mangiano pure le caramelle”. Ne ero sicuro.


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Emmanuel Gallot-Lavallée

casalingo, poeta e pittore, insegna il clown da trent’anni e si specializza ora nell’arte di guardare i tramonti. Si è formato a Parigi presso la scuola di Jaques Lecoq, di cui è stato assistente nel 1981. Nel 1984 ha fondato a Roma la Scuola Internazionale di Teatro con Silvia Marcotullio e Fiammetta Bianconi. Nel 2007 ha diretto i corsi di formazione teatrale, per il Comic Lab di Serena Dandini sulla Presenza scenica, il Melodramma, la Commedia dell’Arte, il teatro dell’Assurdo, il Surrealismo e i colori. Nel 2007-2008 dirige il laboratorio teatrale in un campo Rom in collaborazione con “Ridere per vivere”, realizzando il film documentario “Quando i Rom avevano le ali”. Insegna poi nella scuola Troisi (Scuola Nazionale Comici) a Firenze, crea la scuola residenziale “Il Circo d’Abbruzzo”, a Fontecchio, e la scuola “École des clowns”, a Roma. Autore di diversi libri con Cartman edizioni (Clown celeste, 2010; Che cosa è il clown?, 2012; Un clown alla ricerca di Dio, 2012; Scuola di teatro. Scuola di vita, 2011) e con Meef edizioni (Diario di un clown, 2012; Piccoli racconti spirituali, 2013; Angeli dalle ali verdi, 2016), per Editori Internazionali Riuniti ha già pubblicato Una vita da clown (2012).
Dirige in Italia e all’estero seminari, stage e laboratori di formazione professionale nei quali promuove la sua filosofia: essere, ritrovando il clown che ciascuno ha dentro di sé. Ama gli alberi e portare suo figlio a scuola.

Il suo sito internet è www.emmanuelgallot.com. Questo racconto lo trovate anche sul profilo facebook di Emmanuel Gallot-Lavallée

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