Filastrocca di Natale + Quanti sono gli Angeli?

data 9 dicembre

FILASTROCCA DI NATALE

Laura Teodori

Natale è un mistero…
un groviglio, un odore, una luce,
il calore…
Natale è un segreto…
Nascosto sotto il tappeto, o dietro una porta, o in cucina,
o scritto sui vetri della finestra appannati di brina…
E’ un bisbiglio, un rumore, una risatina…
La corsa di una bambina, che cerca, che scruta in ogni angolo e muta,
stringe le mani sorpresa…
Natale è un’attesa…
È un sapore di dolce e salato,
E’ un cielo stellato…
Natale è di tutti, poveri e ricchi, belli e brutti,
E’ un filo sottile che lega…
Natale è una preghiera…


Foto Laura con maglia rossaLaura Teodori

Attrice, regista, autrice. Direttore Artistico dell’Associazione Teatronuovo Sipario Aperto  presso il Teatro Villa Sora di Frascati (Roma) Scrivo e metto in scena spettacoli per bambini ragazzi e adulti (insomma per tutti) e mi dedico alla pedagogia del teatro da ormai innumerevoli anni. Amo l’estate, i gatti e i bambini…coltivo un piccolo orto e molte erbe aromatiche, mangio pochissima carne e mi piace il riso basmati, adoro lo zenzero e le persone sincere….


 

Laura e sua sorella Miriam, Sipario Aperto e tutto il gruppo di persone che lo componeva sono stati per molti anni la mia “famiglia”. Se amo la danza, se amo il teatro, se amo l’arte… beh, molto lo devo a loro, perché hanno saputo trasmettermi il loro amore, la loro passione per queste cose, perché attraverso il filtro dell’arte la vita ha tutto un altro sapore.

Non potrò mai ringraziarle abbastanza. Così come devo dire grazie per il lavoro di editing fatto al racconto che vi presento da parte di uno degli autori, anzi autrici, che prossimamente leggerete: ELLA, che ho conosciuta all’interno del forum letterario PescePirata.


Quanti sono gli Angeli?

Calibano

Din don, din don, din don.
– Valentina, basta con questo campanello!
– Ma Carlo, non lo sai? Ogni volta che un campanello suona, a un angelo spuntano le ali.
– E tu credi a tutte le favole che ti racconta mamma? Sei proprio una boccalona.
– Mamma, mamma! Carlo mi ha detto che sono una boccalona.
Quando arriva il periodo di Natale Carlo diventa insofferente. Odia tutti i preparativi, gli addobbi, le luci, l’albero, il presepe e soprattutto odia l’allegria della sua sorellina.
Tutto ha inizio con i volantini nella cassetta della posta: le pubblicità di Natale arrivano molto presto e i depliant sono un carosello di giocattoli.
Valentina vorrebbe per sé una bellissima minicasa di plastica, con tanto di cucina, tavolo e sedie. È buffa, quando lancia urla di meraviglia alla vista di un carrello completo di ogni attrezzo per pulire, dal mocio all’aspirapolvere. I suoi occhi brillano di stupore, di fronte a una lavatrice in miniatura che fa uscire bolle di sapone dall’oblò.
Ma a Carlo niente di tutto questo sembra interessare. Sono le stelle la sua passione.
Di notte, con il suo vecchio telescopio, osserva quei puntini luminosi sparsi nel cielo e sogna di fare un viaggio nello spazio. Quello sì, sarebbe un vero regalo di Natale!
Carlo è il classico bravo ragazzo, ma quando viene Natale, come per un sortilegio maligno, si trasforma.
Oggi, ad esempio, sta architettando il modo per eliminare quell’insopportabile  campanello della sorella.
Quando ha visto in bagno i due flaconi di acido muriatico che il papà ha comprato per sturare il sifone, subito ha pensato di trovare un pretesto per impossessarsi dell’odioso gingillo e scioglierlo nell’acido.
Solo che quel mostriciattolo di sua sorella non se ne separa mai.
Allora Carlo ha ideato un piano: si è messo a giocare su un tavolino con dei bicchieri di plastica rovesciati, scambiandoli di posto velocemente, ha chiesto poi a Valentina di mettere il suo campanello sotto uno dei bicchieri. Ma la sorellina non l’ha degnato della minima attenzione.
E non parliamo dei vari tentativi di scambio.
Valentina ha rifiutato, nell’ordine: un “Chupa Chups”, la foto di mamma da giovane, una biglia colorata, una grossa penna a scatto che scrive sia blu, sia rosso, sia nero e un vecchio gioco di Carlo con dei quadretti numerati, che lui chiama “spaccaquindici”.
Carlo non demorde e confida nella sera, quando Valentina dormirà. E’ convinto che quello sarà il momento giusto per agire.
Dopo la cena, come è solita fare, la mamma aiuta Valentina nei preparativi per andare a letto. Poi, al momento della buonanotte, il papà legge ai bimbi una storia. Per ultimo si dicono le preghiere: “ …Angelo di dio che sei mio custode illumina custodisci reggi e governa me, che ti fui affidato dalla pietà celeste… Amen.”
– Buonanotte Carlo, buonanotte Valentina.
– Buonanotte mamma, buonanotte papà.
Le luci si spengono e Carlo rimane fermo nel letto, ansioso, in attesa che Valentina si addormenti, quando una vocina illumina il buio della stanza:
– Carlo ti piacerebbe essere un elfo di Babbo Natale?
– Valentina! Sei ancora sveglia?
– Sì, non riesco a dormire. Domani devo preparare la lettera per Babbo Natale. Tu lo sapevi che abita in Lapponia?
– E come no! D’inverno. D’estate invece vive alle Maldive.
– Alle Maldive? Ma sono le isole dove è andata in vacanza la zia! Chissà se l’ha visto!
– Guarda, mi ha detto di non dirlo a nessuno, però hanno preso insieme un cocktail a bordo piscina.
– Che cos’è un cocktail?
– Niente Valentina, scherzavo, dai dormi che è tardi.
– Tu mi prendi sempre in giro.
Passata una mezz’ora, per essere sicuro che la sorellina si sia addormentata, Carlo si alza dal letto. Sopra il comodino di Valentina, luccicante nel buio della stanza, brilla il campanellino d’ottone, uno di quelli che una volta si usavano durante la messa. Carlo fa ancora un passo, ma quando tende la mano per prenderlo, sente qualcosa sotto i piedi.
“Winnie ha bisogno di coccole, dai un abbraccio a Winnie…”
Il peluche della sorella per un attimo ferma il respiro di Carlo. Valentina però non si sveglia e così, con un po’ di fortuna, lui si impadronisce del campanellino.
Ora è arrivato il momento di attuare la seconda parte del piano: scioglierlo nell’acido muriatico.
Con il gingillo ben saldo tra le mani, Carlo si avvia verso il bagno. Durante il passaggio lungo il corridoio vede dalla finestra uno strano bagliore. Sembra quasi che una palla luminosa abbia rimbalzato sul balcone. Incuriosito si precipita a dare un’occhiata. In cortile però non c’è nessuno. Guarda in lontananza e non vede niente di particolare. Riprende deciso il cammino verso il suo obiettivo, quando all’improvviso, senza alcun motivo, si mette ad agitare il campanello.
Il suono del “din don” echeggia nella notte.
– Era ora che lo facessi.
– Chi è?
– È tutto il giorno che aspettavi questo momento, di’ la verità!
– Ma chi sei?
Una sagoma biancastra, dalla forma vagamente somigliante a quella di un gatto, si avvicina lentamente. Carlo non riesce a distinguerlo abbagliato dalla diffusa luminescenza che emana.
– Sono quello che desideravi.
– Io volevo solo essere lasciato in pace.
– Proprio per questo sono qui.
Mentre il gatto-palla di luce pronuncia queste frasi, il campanello continua a suonare. La sagoma davanti a Carlo risplende sempre di più, così tanto da costringerlo a chiudere gli occhi. Un grande calore lo avvolge e un fastidioso ronzio, che pian piano diventa assordante, lo attraversa. Lo sfolgorio è una spirale, un vortice, una vertigine, un vuoto che lo riempie di niente. Si sente trasformato in pura essenza, libero, fluttuante, senza gravità, scisso in un milione di atomi, di particelle che danzano, di elettroni, di energia in movimento, un bagliore, un lampo e poi il buio.
Nero.
Solo oscurità intorno, e tanto freddo.
Oltre lo spazio c’è il nulla.
Carlo apre gli occhi e vede il nulla.
Poi, un pochino più in là, raggomitolato come una nuvola nel cielo, il gatto-palla di luce sonnecchiante.
Carlo non fa in tempo a capire dove si trova che una domanda lo aggredisce.
– Non volevi viaggiare nello spazio?
– Lo spazio? Ma… siamo nello spazio?
– Sì ragazzo mio.
– E’ tutto buio e poi ho freddo, ma fa sempre così freddo?
– No, se hai una pelliccia di luce come me.
– E come si fa ad averla?
– Devi appartenere alla stirpe degli stellieri. Ma basta con le domande, goditi il tuo regalo.
– Non voglio star qui da solo, che regalo è?
– Ma come? Finalmente hai il tuo viaggio nello spazio e ti metti a brontolare. Voi umani siete ben strani.
– Ma sono da solo, che ci faccio qui tutto solo?
– Così sei lontano da tua sorella, quella fastidiosa, viziata e super coccolata. Non eri tu quello che si lamentava del comportamento nei suoi confronti?
– Sì, soltanto perché ha cinque anni meno di me, pensano sempre che è piccola e mi dicono in continuazione che devo aiutarla… aiuta Valentina a fare i compiti… aiuta Valentina a riordinare la stanza… aiuta Valentina a vestirsi… insomma lei è fastidiosa, non sta mai ferma, prende e si mette a curiosare nei miei cassetti, usa i miei giochi e durante le feste è insopportabile, ce l’ho sempre intorno.
– Ecco, appunto, qui puoi vedere le tue adorate stelle, senza che nessuno ti infastidisca
– Ma qui fa troppo freddo, non puoi riportarmi a casa? E poi non vedo niente, a parte te.
– Non ti sei accorto che sei della stessa materia di cui son fatte le stelle?
– Io?
– Sì, tu! Come ti ho detto sono uno stelliere e il mio mestiere è accendere le stelle. La mia energia è alimentata dai sogni dei bambini, per questo sei qua.
– Ma io voglio mia mamma e mio papà, e anche un po’ la mia sorellina.
– Io voglio, io voglio… non sai dire altro?
– Giuro che se mi riporti dai miei genitori non mi lamento più. Volevo solo vedere le stelle.
Colpito da quel rimprovero, tremolante dal freddo e impaurito dalla situazione, Carlo non riesce a trattenersi: inizia a piangere e le lacrime sembrano cristalli di ghiaccio, quando cadono emettono un suono. Un “din” seguito da un “don”, che si ripete.
Din don, din don, din don.
Carlo vede il gatto-palla di luce avvicinarsi come una scia biancastra scintillante. Sprigiona piccole esplosioni, sorde, senza rumore, e più si avvicina, più diventa grande. Carlo trema dalla paura, chiude forte gli occhi e si porta le braccia al viso per coprirsi. Rimane così rannicchiato per un tempo indefinito, quasi senza respirare, nel più assurdo silenzio, ma non succede niente.
Allora si fa forza e, prima piano, poi sempre più velocemente, inizia a ripetere una canzoncina: il signor di Tornavento tiene il tempo, tiene il tempo… il signor di Tornavento…
Dondolato dal ritornello prova ad aprire gli occhi.
Attraverso uno spiraglio delle palpebre si fa strada il faccione di Valentina.
– Ma hai dormito tutta la notte qui nel corridoio?
– Valentina…
Carlo è così contento di vedere la sorella che gli viene da ridere. Disteso a terra la tira verso di lui e se la fa cadere addosso. Si rotolano abbracciati, poi Valentina si mette a cavalcioni e allora Carlo scalcia e fa un verso con le labbra come fosse un cavallo imbizzarrito. Anche Valentina ride.
– Ti ricordi Vale? Devi scrivere la letterina a Babbo Natale, hai scelto che regali chiedere?
– No, ancora no. Sono indecisa.
– Se ti scrivo io la letterina, mi regali il campanellino?
– Non posso, devo aiutare gli Angeli. Secondo te quanti sono?
– Boh! No lo so… però… dai fallo suonare, che forse spuntano le ali a un gatto.
– Cosa?
– No, niente…
Din, don, din don, din don.


Le risposte di Laura ai quesiti sul Natale

Chi è Calibano potete vederlo sbirciando tra le pagine del Blog, visto che sono uno degli autori.

Vi propongo invece le risposte di Laura Teodori alle nostre curiosità sul Natale.

1) Qual è il Natale che ricordi con particolare attenzione e perché?

Ricordo le vigilie di Natale ai tempi della mia adolescenza quando mia madre e mia nonna cucinavano e friggevano “di magro” naturalmente e in pastella un po’ di tutto , carciofi , zucche, broccoli, ricotta, cipolle, alici e persino le mele…ne veniva fuori una piramide deliziosa. Nonostante chiudessero la porta della cucina, l’odore si spargeva per tutta la casa e si mescolava ad altri odori …percepibili solo a Natale, e c’era il Presepe fatto da mio padre e la tavola apparecchiata con cura …con mia sorella ci aggiravamo nelle stanze godendoci il calore e l’atmosfera misteriosa dell’attesa…

2) Se potessi scegliere, cosa vorresti ti regalassero per Natale?

Vorrei che mi regalassero un viaggio in Grecia che è la terra dei miei avi…

3) Se pensi al Natale, quale racconto, romanzo o poesia ti viene in mente?

Se penso al Natale più che altro mi viene in mente il film “Fanny e Alexander” di Ingmar Bergman…capolavoro…

4) Non è Natale senza… continua tu.

Non è Natale senza …bambini

5) Pandoro o panettone?

Sicuramente panettone…con tanta uvetta e rigorosamente fatto con lievito madre…

 

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