La spesa al supermercato

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Visto da lei

“Cara, non c’è niente in frigo.”

“Tesoro, non posso andare a fare la spesa. Uscirò tardi dall’ufficio e poi devo accompagnare Luca a karate. Non è che andresti tu al supermercato visto che oggi non sei di turno all’ospedale?”

“Ma cosa devo comprare?”

“Vedi tu, qualcosa per pranzo per te, tanto sei da solo e da pensare per la cena. Ah, prendi anche le scatolette per Birillo, latte e biscotti, quelli al cioccolato, ma senza olio di palma, anche un po’ di frutta che quella mela solitaria fa tristezza. Vediamo…anche la carta igienica e…gli assorbenti per me.”

“Gli assorbenti? “

“Sì, ti do la carta della confezione, come questi. Li prendi uguali…non sbagliarti. Aspetta…compra anche questo. C’era altro da prendere, ma non mi ricordo. Casomai ti mando un messaggio dall’ufficio.”

“Ma pure la carta igienica? “

“Sì, certo… devo scappare, amore. È tardi. Ci sentiamo dopo.”

Bacio. Lui rimane col foglio in mano, mentre legge la lista della spesa che si è ulteriormente allungata. Dopo la parola “assorbenti”non mi ascolta più.

Già immagino la sua faccia che sbuffa per trovare un posto libero al parcheggio. Per non parlare della lotta che ogni volta intraprende con la fila dei carrelli. Certo le mani tozze non aiutano a infilare il soldo nell’incavo dei carrelli e pure a capire quale moneta vada bene, richiede quell’attimo di concentrazione che ti può anche sfiancare. Sempre sperando che non abbia lasciato gli “spiccioli” in macchina.

Per lui le file del supermercato sono un labirinto, nonostante sopra ogni reparto ci sia scritto la categoria. Ma lui si perderà. Sempre e comunque. Alzare il collo per leggere le indicazioni e in contemporanea la lista della spesa, sono due azioni e mio marito è già molto che riesca a farne una alla volta.

Come al solito prenderà una via a caso, inizierà a riempire il carrello e a cancellare con la penna ciò che ha trovato. I primi venti minuti scorreranno avendo trovato solo tre cose. Fare la stesso reparto più volte e non vedere “quell’oggetto” è la norma. Il carrello farà il solco a forza di passare di lì. Certo alla quarta volta comincerà a maledire la giornata libera. Anche il brontolio dello stomaco non aiuta. Dopo un crampo da fame dato dal “jogging da supermercato “ inizierà a infilare ogni scatola, cartone, vaschetta commestibile in un gesto di ribellione verso il foglietto che gli avevo scritto.

Arrivato alla cassa si accorgerà che non ha preso i prodotti per me. E non è solo la carta igienica, quella serve anche a lui. Gli avevo scritto di prendere anche: salviette umidificate, struccante per occhi, il deodorante stick, e i famosi “assorbenti “, e non è bastato il campione che gli ho lasciato per individuarli. Dovreste vedere la sua espressione quando tornato a casa mi porge la scatola degli assorbenti e io gli faccio presente che quelli sono per le over 50. Non ho il coraggio di chiedergli quanto tempo sia stato nel reparto dell’igiene personale, anche perché ho apprezzato la scatola di cioccolatini che ha comprato per farsi perdonare.

Mio marito non sa fare la spesa, ma io lo sapevo già.

Ora sistemo la spesa mentre lui è sul divano, lo sforzo è stato troppo. Figuriamoci se gli dicevo di prendere i surgelati, si sarebbero sciolti abbandonati sul tavolo dentro le buste, in attesa della fatina della casa che metteva a posto la spesa.

Visto da lui

Se vedi un uomo spingere un carrello al supermercato capisci subito se è single o sposato.

I single hanno un carrello semivuoto: poche scatole di cibo precotto, frutta, merendine, yogurt probiotico e bibite per il reintegro dei sali minerali (i più salutisti).

Soprattutto non vagano con un foglietto in mano alla ricerca dell’omogeneizzato perduto. Si quello che non sai mai dove diavolo venga messo, finché scopri che sta proprio accanto ai pannolini: cavolo c’ero passato un attimo fa.

Le donne dovrebbero saperlo. Ma dico io, che ti costa. Nella lista della spesa l’omogeneizzato scrivilo subito dopo i pannolini, se ci metti in mezzo tutta una sfilza di altre cose, allora sei perfida, lo fai apposta per farmi fare due volte tutte le corsie del supermercato.

Un capitolo a parte spetta ai detersivi. Ad esempio le candeggine non sono tutte uguali. Ho da poco scoperto che la candeggina della marca xy (evitiamo di fare pubblicità) è più candeggina della xz. Io ingenuamente pensavo fossero tutte soltanto una soluzione di ipoclorito di sodio.

– Ma non hai preso la candeggina gentile, quella con la bottiglia verde

– Amore perché se è di un altro colore cosa cambia?

– Eh no! Non è quella gentile, te lo avevo detto, per fare i colorati serve quella gentile.

– Perché i colorati son permalosi?

– Non fare lo spiritoso.

– Amore mi dispiace ma quella verde non c’era (mentendo spudoratamente).

Adesso poi ci si è messa anche la tecnologia.

Quando mia moglie è venuta a dirmi che una sua amica aveva un’app capace di condividere una lista fatta sul telefono, ci sono cascato come un pollo.

– Capisci amore io scrivo sul mio telefono e tu lo vedi sul tuo.

– Sì, certo si chiama condivisione.

– Sì, ma io posso scriverti le cose anche quando sei al supermercato e se cambio qualcosa della lista tu lo vedi subito.

– Si amore, si chiama sincronizzazione.

– Ma noi possiamo farlo? Possiamo averla questa app?

– Sì, basta scaricarla dallo store.

Quindi ultimamente giro tra gli scaffali con il telefono in mano alla ricerca di una determinata marca di detersivi e ci vado senza passare da casa a prendere la lista. Ho molto più tempo a disposizione per fare la spesa, peccato che ne spendo la metà per riattivare il telefono dalla modalità stand by. Si perché dal momento che guardo la lista a quando trovo il prodotto, lo schermo diventa immancabilmente nero.

Poi ci sono dei grossi problemi di comunicazione, con questa lista diciamo tecnologica. Un esempio sono le abbreviazioni del tipo: prosciutto 3.

Cioè? Tre buste di affettato, tre etti, tre chili, tre pezzi da affettare.

Oppure: wafer pacco grande. Troppo generico, ci sono svariati tipi wafer. Ebbene, mi dirai: Tu prendine uno e amen.

Seee…fosse così semplice

E la frutta? Se ti scrive: “Pere”, tu pensi sia facile. Invece torni a casa con le Kaiser e lei ti dice: “Ma cosa hai preso, queste son durissime”, allora la volta dopo provi con le Williams: “Ma cosa hai preso queste sono tutta acqua, devi prendere le Abate te l’ho detto un sacco volte”.

– Amore ho presso le Abate che piacciono a te.

– Ma cosa hai preso, quelle in confezione economica, queste non sanno di niente, ma perché con la frutta hai il braccino corto e invece con le cagate elettroniche no!

Le cagate elettroniche sarebbero quegli oggetti che si trovano nelle corsie di mezzo di una nota catena di supermercati tedesca del tipo “low cost”.

Dove le ho comprato su gentile richiesta: la macchina per fare il pane, ad esempio, o quella per fare i centrifugati, o quella per fare il sottovuoto e non ricordo che altro…

  • Amoruccio ma cosa è questo manubrio con un disco rotante?
  • Quella è una smerigliatrice.
  • E cosa ci dobbiamo fare noi, con una smerigliatrice?
  • Mi serve per quei lavoretti con il legno, per la scuola.
  • Tutte le scuse sono buone per comprare cagate.

Buona spesa a tutti

7 Risposte a “La spesa al supermercato”

    1. Ciao Rosalia, si fa un po’ di ironia… Senza prenderci troppo sul serio…. Hai qualche argomento da suggerire, dove uomini e donne la pensano diversamente?

      1. Vediamo… da dove cominciare? la scelta dei programmi in tv, del film al cinema, di come organizzare una cena per gli amici, di come disporre la biancheria nei cassetti, di quali capi indossare o comprare, di quale scuola consigliare al proprio figlio, di… mi fermo ma ti avverto: sono solo all’inizio;)

  1. Non fa una grinza, perfetto.
    Aggiungo una frase che ha la proprietà di sprofondarmi negli abissi.
    Dico: «Ciao, cara, esco!»
    «Dove vai?»
    «Devo andare a…» ecc.
    «Già che sei lì! perchè non…» ecc.
    Ecco, quel GIA’ CHE SEI LI’! Che non è vero affatto che sono LI’…. per raggiungere quel LI’ devo scompaginare percorsi e programmi…
    Che noi uomini si sia poco elastici?
    O le donne lo sono forse troppo?
    Mah!
    Resta che io le donne, sia quel che sia, le adoro. 🙂

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