San Nicola e il popolo dei Donanti

data 2 dicembre

San Nicola e il popolo dei Donanti

Alberto Cassone

Nel pomeriggio di quel 23 dicembre, il parlamento della Repubblica dei Donanti si era riunito per una seduta straordinaria. Erano stati convocati d’urgenza i rappresentanti dei tre gruppi in cui era suddivisa la popolazione donante: i nominati dagli Elfi, i rappresentanti delle Fate e gli eletti dagli Angeli.
Il parlamento era presieduto congiuntamente dalla Befana e da Santa Lucia, mentre il Presidente della Repubblica, San Nicola, sedeva nel palco d’onore insieme ai quattro Consiglieri governativi: I Re Magi e Gesù Bambino.
L’ordine del giorno non presentava che un unico punto, consistente nella ricerca della risposta alla domanda delle domande: “ma chi accidenti è questo Babbo Natale?”
Erano circa due secoli che il popolo dei Donanti si interrogava sull’identità di tale “donante alternativo”, il quale non aveva mai chiesto la cittadinanza né si era fatto da essi vedere o sentire in alcun modo. Tutti ne parlavano, ma nessuno sapeva nulla di concreto. Di certo c’era solo il fatto che a questo fantomatico Babbo Natale era stato, ormai da quasi duecento anni, attribuito quasi tutto il merito dei regali che il popolo dei Donanti consegnava – grazie a un’immensa mobilitazione generale – a tutti i bimbi umani ogni inverno, nei giorni precedenti e successivi al Solstizio, in particolare nelle notti tra il 24 e il 25 dicembre e in occasione delle feste di San Nicola e dell’Epifania.
L’urgenza di quella particolare riunione derivava dalla straordinaria notizia, giunta il mattino di quel dì dal mondo degli Umani, secondo la quale un famoso direttore d’orchestra aveva dichiarato, davanti a una platea di bimbi e genitori umani venuti ad ascoltare un concerto natalizio, che Babbo Natale non esisteva affatto.
Nessun adulto umano, prima d’allora, aveva – nel corso della relativamente lunga storia degli Umani – mai osato pronunciare una simile affermazione.
Il Parlamento era in subbuglio, nessuno ascoltava i richiami all’ordine della Befana e di Santa Lucia e forse il caos sarebbe perdurato per tutto il tempo previsto per la seduta se dalla sua sedia nel palco d’onore non si fosse alzato, suscitando un subitaneo silenzio, San Nicola. Il Presidente dei Donanti non era infatti uso ad alzarsi né a parlare, ed era quindi generalmente considerato uno che si accontentava di rivestire un ruolo puramente rappresentativo, simbolico, anche magico volendo, ma non certo da protagonista.
San Nicola, dopo aver lasciato trascorrere qualche istante in quel riverente silenzio, disse:
“Basta con questa Coca Cola! Dobbiamo resistere!”
Ciò detto, riprese il suo posto e tacque, evidentemente deciso a non aprir più bocca. Ma i Donanti non erano tipi da accontentarsi di criptiche allusioni. Il segretario del partito degli Angeli, Alfio Cheruber, si sollevò dal suo posto e, rivolgendo lo sguardo verso San Nicola, pronunciò in tono rispettoso ma deciso le seguenti parole:
“Ma che cosa c’entra la Coca Cola, scusi?”
San Nicola, però, non gli rispose; perciò la segretaria del partito delle Fate, Myra Turchina, non appena l’Angelo si fu seduto, si circondò di luce alzandosi e dicendo:
“Signor Presidente: sa dirci, Lei che il silenzio circonda d’Oro e la dignità d’Argento riveste, Lei che verbo non pronuncia ma muto immensa gioia annuncia, Lei, Presidente, dicevo, saprebbe dirci se è in possesso di informazioni – collegate in qualche modo anche alla Coca Cola… – a noi sconosciute e potenzialmente in grado di aiutarci nella nostra ormai secolare ricerca di una risposta alla questione dell’identità di Babbo Natale? Infatti, come anche Lei ha saputo grazie al discorso introduttivo tenuto dalla presidentessa Befana e alla relazione letta dalla presidente Santa Lucia, da poche ore si è fatta strada un’ipotesi finora inaudita, per la quale Babbo Natale non esisterebbe affatto. Se è in grado di illuminarci in proposito, San Presidente – cioè.. Signor Presidente, se Lei fosse in grado di illuminarci, Le saremmo infinitamente grati“.
San Nicola restò impassibile, immobile, indifferente. Risedutasi e rioscuratasi Myra Turchina con uno sguardo tra il desolato e il disperato, si levò in piedi il leader degli Elfi, Clemente Clarcomoro, deciso a giocarsela in maniera completamente diversa.
“Non ne possiamo più di questi misteri di Stato”, disse con voce tonante. “Siamo una Repubblica e abbiamo il diritto di sapere. Siamo cittadini liberi!”
Non pago di tale attacco frontale, Clemente Clarcomoro incalzò:
“Chiediamo ai Consiglieri, Gesù Bambino e i Re Magi, di dirci quello che sanno, e subito!”
Il Parlamento non era mai giunto a uno stato di eccitazione simile a quello in cui si trovava in quello straordinario momento. Nessuno si era mai permesso di rivolgersi al Presidente e ai quattro Consiglieri in tono così irriguardoso. Ma Gesù Bambino non Si offese – per quanto piccolino, la sapeva già lunga, Lui. Con un mite sorriso e un dosato gesto della manina, ristabilì immediatamente la calma; alzatoSi, poi, dalla Sua seggiola, con voce sottile e angelica disse:
“Il momento è giunto, per rivelare a tutti voi la Verità. Attendere oltre non possiamo”.
Il mondo dei Donanti non aveva mai sperimentato un silenzio simile a quello che tali parole erano riuscite a creare. In pochi istanti si era dunque passati da un estremo all’altro. Ora persino i cestini della spazzatura e i cardini delle porte erano rapiti e incantati, anch’essi erano immersi nell’ammutolita aspettativa che le due magiche frasi di Gesù Bambino avevano suscitato.
“Ma non posso rivelarvela Io. Son Figlio di Dio e ho delle responsabilità, capiteMi”.
Il parlamento dei Donanti non aveva mai… va bene, avete capito. L’indignazione provata fu grande, anzi grandissima, ma nessuno se la sentì di darle voce. Si trattava pur sempre di Gesù Bambino, mica di Giuseppe Pierino.
Gli sguardi di chi ancora sperava di cavare qualcosa da quella bizzarra seduta si diressero, allora, verso i Re Magi; ma solo per scoprire che i tre erano concentrati in una partita di tressette (col morto) apparentemente molto coinvolgente e che non si erano dunque accorti di nulla, non si erano resi conto né di essere stati interpellati dal leader degli Elfi, né di essere poi divenuti oggetto degli sguardi, prima speranzosi, poi sconcertati, di tutti.
Sembrava dunque che non ci fosse più nulla da dire né da fare; la riunione straordinaria sarebbe passata alla storia come la più insensata e irritante mai tenuta nel parlamento della Repubblica dei Donanti.
Tutti i rappresentanti, dunque, si preparavano a lasciar mesti la grande sala, quando San Nicola, senza alzarsi, d’improvviso gridò:
“Basta con queste disgustose bibite americane e con queste bellissime poesie americane! Dobbiamo resistere, insistere, insistere!”
Detto ciò, nuovamente il Santo tacque; ma – chissà come – era riuscito a far tornare il buonumore. Elfi, Angeli e Fate si scambiarono sguardi d’intesa e sorrisi accondiscendenti. Evidentemente il vecchio Presidente, il celebre, generoso San Nicola, negli ultimi anni si era un po’ rimbambito… non valeva la pena prendersela. E che questo Babbo Natale (o Santa Claus, Sinter Klaas, Sanctus Nicolàus o come accidenti lo si voleva chiamare) continuasse pure a prendersi il merito del loro lavoro. L’importante, alla fine, era che i bimbi umani fossero felici; la Rivelazione della Verità, a quella ci si poteva anche rinunciare.


Foto personaleAlberto Cassone

Nato a Roma da genitori sanseveresi, cresciuto in periferia, emigrato a Praga, rientrato a Roma, riemigrato a Perugia e poi ad Aalborg, infine accasatomi a Foligno, insegno lingua italiana a stranieri, ho 45 anni e scrivo per provare a restituire almeno una piccola dose di quelle sensazioni di serenità, saggezza e magia che ho ricevuto in anni di letture.

Alberto ci ha regalato anche le risposte alle nostre domande sul Natale

  1. Qual è il Natale che ricordi con particolare attenzione e perché?
    Ricordo le vacanze di Natale in Puglia da bambino, dopo un viaggio in macchina da Roma che pareva interminabile e con mille cugini e zii. Sembravano tutti così felici di rivedermi dopo un anno di lontananza.
  2. Se potessi scegliere, cosa vorresti ti regalassero per Natale?
    Il libro che racconta la storia che ho sempre sognato e che, forse, non esiste.
  3. Se pensi al Natale, quale racconto, romanzo o poesia ti viene in mente?
    Banalmente, “A Christmas Carol” di Charles Dickens.
  4. Non è Natale senza…continua tu.
    Senza il buio, e senza le luci che al buio danno calore.
  5. Pandoro o panettone?
    Il panettone con gli amici e la famiglia, il pandoro da soli.

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