Un dono sotto le stelle

data 11 dicembre

Un dono sotto le stelle

Helena J. Rubino

Mi chiamo Yago e frequento la terza del liceo scientifico. Teo, il mio compagno di banco, sgranocchia matite una dietro l’altra; lo aiuta a concentrarsi dice lui. Faccio finta di credergli, ma si tratta di ansia, ed io ne so qualcosa: arrivato alle falangi, non ho più unghie da divorare. Il mio amico secchione non perde una parola di quello che spiega l’insegnante, tanto che delle gocce dal naso cadono sul quaderno. Gli offro un fazzoletto, e nemmeno mi ringrazia, troppo concentrato a guardare la lavagna. Stringe gli occhi, e credo che debba cambiare di nuovo le lenti; farebbe prima a portarsi un binocolo.
Gli voglio bene, ci capiamo al volo, e quando mi consola parlando di un nostro futuro da manager, lo abbraccio così forte che potrei stritolare il mucchietto di ossa che si ritrova.
A scuola ho la media del sei e mezzo; per mia disgrazia la mediocrità mi perseguita anche nell’aspetto: la faccia tonda, i capelli di una tinta scura spenta, come il mio sguardo.
Immagino di segnare quel gol che faccia vincere la partita, e tutti i compagni di squadra, orgogliosi di me, mi sollevano a fare surf come le rock star ai concerti. Invece la maggior parte delle volte rimango in panchina, e se perdiamo, la colpa ricade su di me, anche quando non ho partecipato alla partita.
Su una cosa sono forte: il gusto in fatto di ragazze. Mi piacciono le più belle; quelle irraggiungibili.
Quest’anno Veronica ha occupato il banco vuoto in prima fila; si è appena trasferita, e i maschi della scuola fanno a gara per aggiudicarsela. Non ho mai visto una ragazza tanto graziosa; nel gruppo appare come un’orchidea tra le ortiche. Mi guarda e accenna un sorriso, le guance rosa e capelli come il grano. Ho la bocca spalancata e, grazie a Dio, prima di sbavare, Teo mi rifila una gomitata risparmiandomi l’ennesima figuraccia.
La campanella segna la fine delle lezioni e l’inizio delle vacanze di Natale; per un po’ eviterò gli scherzi di Nico, e la sua compagnia di bulletti.
Gli studenti aprono le porte e spingono verso la libertà, con la complicità della bidella felice per loro; usciti, esultano dalla gioia. Io e Teo in fondo alla fila ci muoviamo pacifici.
«Un dono per te dal polo nord!» Il prepotente tatuato fino alla gola e suoi sudditi sghignazzano affumicati dalle sigarette, mentre fisso sconsolato le ruote squarciate della bici.
Veronica cammina con le amiche e avverto il suo sguardo su di me. Non voglio che mi veda scoppiare in lacrime, così le ricaccio in gola, come quella rabbia che mi spinge a spaccare la faccia a Nico, ma non ne uscirei vivo, e ci rinuncio.
Un profumo di fiori arriva prima della voce, una mano vellutata prende la mia. «Chi è stato?»
Il cuore ha smesso di battere, ha preso l’ascensore in compagnia dello stomaco riempiendo la bocca e bloccando ogni parola. Non ho fatto niente di male, perché allora mi vergogno?
«Beh, volevo sapere se sei disponibile a partecipare alla raccolta fondi per la scuola. Ci troviamo in piazza il giorno della vigilia, alle cinque; indossiamo dei costumi e animiamo un po’ la festa.»
Riesco appena a muovere la testa in un cenno di assenso, e il sorriso che le illumina il volto mi fa sentire così leggero che per un attimo tutti i miei problemi diventano piccoli.
Per un attimo, appunto.
«Lascia perdere lo sfigato, bambola.» Nico la circonda con un braccio e la trascina via, ma Veronica non sembra gradire e si libera di lui scrollando le spalle; corre a raggiungere le amiche e prosegue con loro.
Teo ha lasciato la sua bicicletta vicino alla mia, e per solidarietà percorre la strada a piedi con me. Domani partirà per fare visita ai suoi parenti del sud. «Ci rivedremo dopo le vacanze. E ricorda: i tempi duri non durano mai, ma le persone toste sì.»
«E tu sei un immortale, amico.» Lo stringo tanto da fargli mancare il respiro, e ci salutiamo pugno contro pugno.
Piegato in due dal peso dello zaino, rientra in casa, la sua mamma ad attenderlo sulla soglia mi saluta con la mano. Ricambio con un sorriso sollevando la mia.
Mi sento già depresso.

Vigilia di Natale

Cerco Veronica perché per il resto delle persone sembro invisibile. La piazza è limitata da transenne contornate di ghirlande. Al centro l’abete brilla di led multicolori e una tenda luminosa decora l’ingresso della casetta di legno di Babbo Natale. Stuzzicato dal profumo di vaniglia e frittelle, osservo la parete del municipio resa maestosa dalla proiezione di fiocchi di neve.
Martina, la figlia del sindaco, mi urta con la schiena e si accorge che esisto. «Oh, eccoti! Vieni con me.»
Come sosia di Velma, i suoi genitori non potevano farle un regalo più indovinato, e in anticipo pure: un cucciolo di alano che la segue ovunque costretto in un capottino rosso e risvolti bianchi. Non mi meraviglierei se lo avesse chiamato proprio Scooby.
Ha organizzato tutto lei. Vestita di verde con l’immancabile cappellino da folletto, salta come una cavalletta tanto che gli occhiali le rimbalzano sul naso.
Mi afferra una mano e mi accompagna all’interno di un edificio lì a fianco; mi faccio spazio tra il viavai di ragazzi. Entriamo in una stanza, dove file di appendiabiti sfoggiano costumi di varie taglie e fattezze. «Scegli il vestito che ti piace; quando esci ti darò le indicazioni.»
«Okay.»
In un balzo sparisce lasciandomi solo.
Scorro gli attaccapanni e cerco un costume che non mi renda più ridicolo di come già non mi senta. E trovo quello ideale, anche se scomodo. Entro nell’involucro di pelo e divento irriconoscibile; sistemo la testa di renna con tanto di corna, il mio viso spunta appena, quel che basta per vedere e respirare. Sbuffo, esco e raggiungo la piazzetta, indagando su quale ruolo demenziale Velma, ehm, Martina mi assegnerà.
Il chiosco della cioccolata e vin brulé ha già i suoi addetti; delle ragazze dietro a un banchetto impacchettano regali in cambio di offerte, e i Babbi Natale offrono caramelle ai bambini. Oddio, adesso spero che quei mocciosi viziati non si inventino di montarmi in groppa come una renna vera!? Ho scelto un costume pericoloso. Torno indietro per cambiarmi, quando odo una voce soave, ma disperata: proviene dal retro del municipio e la seguo come farebbe un serpente incantato dal suono di un flauto. Quando la raggiungo le mie gambe diventano di pietra. Nico la infastidisce, avvicina le sue schifose labbra a quelle di lei, e nel vederlo il mio stomaco brucia peggio di quando da bambino ho bevuto della candeggina.
«Non fare la timida, bambolina.»
«Ti ho detto di lasciarmi in pace!» Veronica lo allontana da sé con uno spintone.
Credo che uno spiritello si sia impossessato delle mie membra, poiché all’improvviso mi sento invincibile: carico il ragazzo come un toro molestato dal torero, incespico sui copriscarpe, e gli cado con tutto il peso sopra ritrovandomi con gli occhi sui suoi terrorizzati.
Lo lascio a terra a imprecare e afferro per mano la fatina, la porto con me ben contenta di seguirmi. Ci allontaniamo dalla folla, dal chiacchiericcio e dal suono delle cornamuse.
«Posso vedere il volto del mio salvatore?»
Temevo me lo chiedesse. Adesso toglierò la maschera e con essa la magia della serata finirà in fondo al cesso. Veronica ha trattenuto le lacrime nonostante tremasse come una foglia dallo spavento, ma ora le lascerà andare, scoprendo che il suo eroe non è altri che il più sfigato tra i compagni di classe.
Mi siedo sulla panchina lungo il fiume, l’acqua scorre con il suo fruscio e specchia le luci colorate che adornano il ponte di legno. Sfilo la testa di renna e fisso la sponda di fronte. Ho i capelli appiccicati e il volto imperlato di sudore, mentre avverto i suoi denti sbattere come due nacchere; infreddolita nel vestitino azzurro in tulle. La mano fresca mi gira il volto, e le sue labbra raggiungono le mie per sbaglio.
Con la lingua mi accarezza la bocca, e non credo possa trattarsi di un altro errore. Come assaggiare del cioccolato, e non riuscire più a farne a meno: il mio primo bacio.
Il cuore esplode in tre colpi. I botti annunciano l’inizio dello spettacolo pirotecnico.
Mi sento confuso.
E poi odo quelle parole, e il mio ego mummificato risorge. «Speravo proprio che si nascondesse il tuo volto, dietro alla maschera.»
Abbraccio la fatina e la riscaldo con il velluto del costume; lei si avvinghia a me mentre i nostri sguardi riflettono esplosioni di piogge argentate.


helenaHelena J. Rubino

Mi piace scherzare, prendere la vita come viene e dare consigli. Gli amici mi giudicano un po’ pazza e hanno ragione, però non mi abbandonano mai.
Scrivere mi aiuta a tenere i piedi per terra, per non confondere le fantasie con la realtà.
Se mi cercate, lavoro in un luogo dove le menti sono perse in diverse dimensioni, ma ognuno ha ragione nella propria certezza.
Il mio moto è: ama i tuoi desideri.


 

Ecco a seguire, dopo il racconto, le risposte di Helena alle nostre curiosità sul Natale

 1) Qual è il Natale che ricordi con particolare attenzione e perché?

Ricordo con simpatia una notte di Natale da amici, qualche anno fa. I bambini piccoli con occhi sgranati fissavano mio cognato mentre saliva la gradinata, era vestito da Babbo Natale con un pesante sacco sulla spalla colmo di doni, e ovviamente noi adulti a sbellicarsi dalle risate.

2) Se potessi scegliere, cosa vorresti ti regalassero per Natale?

Il mio regalo perfetto? Una giornata rinchiusa all’interno di una biblioteca antica, accompagnando la lettura con musica celtica, incensi accesi e candele, e se scoppiasse un temporale potrei spegnere anche lo stereo e godermi i tuoni.

3) Se pensi al Natale, quale racconto, romanzo o poesia ti viene in mente?

Natale mi ricorda tutti i film e cartoni tratti da fiabe proposti al cinema sotto le feste. In particolare ricordo “Mamma ho perso l’aereo”, che ancora adesso mi fa sognare.

4) Non è Natale senza… continua tu.

Non è Natale senza la mia famiglia e un pranzo luculliano, ma per lavoro capita spesso che sia io a mancare.

5) Pandoro o panettone?

Panettone soffice e con tanti canditi, quello al cioccolato però non mi piace.

Una risposta a “Un dono sotto le stelle”

  1. Bello! Sono tornata indietro nel tempo, a quando ero ragazzina; allo stesso tempo mi è sembrato di essere una farfalla e sbirciare le avventure di mia figlia adolescente. 🙂

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.