La scrittura espressiva: scrivere di se stessi per superare i traumi

Photo by Roberto Di Veglia

Leggere gli altri nella blogosfera può essere propositivo. Incontri persone che hanno la tua stessa passione e, in certi casi, decidi di collaborare. Se qualche volta sono stata ospite nel blog di Daniele Corbo, ora è lui che viene a scrivere insieme a me. Questo post è stato faticoso per me, ho chiesto aiuto a Daniele per il materiale informativo sulla scrittura espressiva e, dopo mesi di travagliate avventure, ho chiesto a lui di scrivere il pezzo insieme. Le cose nate male poi sono destinate ad aggiustarsi. Ringrazio due volte, anzi tre: in primis per avermi fornito del materiale, poi per avermi aiutato nel momento in cui per diverse vicissitudini sono rimasta sola a scrivere un pezzo per me difficile e tre per l’entusiasmo non solo mentre scriveva. Ci sarebbe un quarto ringraziamento per la pazienza e la gentilezza dimostrata. Doti rare che però sono fondamentali quando si scrive insieme. E pure nella vita quotidiana.

La scrittura espressiva: scrivere di se stessi per superare i traumi

Se pensiamo alla scrittura, ci immaginiamo i grandi scrittori mentre si cimentano nelle loro storie narrate attraverso i libri. Negli ultimi anni sono nate addirittura delle scuole per migliorare l’abilità nello scrivere. Eppure, fin dall’età scolare, siamo abituati a tenere in mano penna e foglio. Lo scopo, ai tempi della scuola, era di insegnarci a leggere e scrivere, nulla di ambizioso dal punto di vista narrativo, anche se nei temi d’italiano si poteva dare libero sfogo alla fantasia. Ci sono altresì vari tipi di scrittura in cui ci soffermeremo man mano che proseguiremo. Dopo aver parlato della scrittura giornalistica in radio, oggi affronterò insieme a Daniele Corbo un altro tipo di scritto, quello usato in ambito psicologico: la scrittura espressiva il cui scopo è quello di superare i traumi o periodi di difficoltà gravi attraverso il parlare del problema stesso. Come viene attuato questo processo? Lo possiamo fare scrivendo attraverso degli esercizi specifici di scrittura autobiografica. Intanto iniziamo col dire che tutto ebbe inizio nel 1983 grazie a James W. Pennebaker, un sociopsicologo del Texas. Nato nel 1950, il professore texano tutt’ora opera e insegna in ramo psicologico conducendo diverse attività di ricerca. Grazie a una di queste indagini, intrapresa dopo aver letto la tesi della sua allieva Sandra Beall (l’argomento della tesi era rivolto agli effetti positivi o meno della scrittura) ha generato quella che noi conosciamo come scrittura espressiva. Pennebaker, trovando interessante scoprire il potenziale sulle nostre emozioni attraverso le parole scritte, decise di avviare uno studio dedicato. Sperimentò la scrittura espressiva su degli studenti volontari che frequentavano psicologia. Decise di far scrivere cose diverse dividendo gli studenti in due gruppi per confrontare successivamente i dati della ricerca. Al primo gruppo fu chiesto di scrivere su argomenti irrilevanti, mentre gli altri studenti dovevano redigere un testo inerente a un’esperienza traumatica del loro passato. Il fattore comune era lo scrivere per almeno quindici minuti senza interrompersi e senza nessuna pretesa di scrittura perfetta. Scrivere e basta; tirar fuori le loro emozioni che giacevano inibite. Proprio perché si parla di esperienze traumatiche, si tende a celare ciò che ci ha fatto soffrire. I traumi non detti, si affossano. Pennebaker capì, attraverso questi esperimenti (sessioni di quattro giorni consecutivi), che in seguito a questo tipo di terapia, si manifestarono dei benefici grazie al fatto di aver fissato su carta fatti angosciosi. La tendenza a chiudersi, implica uno stato emotivo che ci fa star male, scriverlo rende tutto più liberatorio. Dev’essere comunque chiaro che gli effetti positivi della scrittura espressiva si avranno successivamente. A poche ore dall’esercizio scrittorio (senza nessuna pretesa narrativa, non si baderà alla forma e ciò che verrà scritto sarà privato), non ci si sentirà subito bene: tutt’altro. Questo vuol dire che lo scrivere avrà fatto effetto. Il professore notò che il secondo gruppo (quello sottoposto al tema personale doloroso) diminuiva le visite mediche successive. I miglioramenti fisici e mentali erano decisamente soddisfacenti tanto da proseguire questo metodo nelle sue cure verso i pazienti. La scrittura espressiva di Pennebaker ha confermato che superare i traumi attraverso la scrittura si può o perlomeno possiamo farlo, si possono migliorare le nostre condizioni in casi di gravi difficoltà tirando fuori quel peso che un grosso trauma riesce a provocare. Per approfondire sull’argomento invito a leggere i suoi (numerosi) libri tra cui: “Scrivi cosa ti dice il cuore” (Autoriflessione e crescita personale, 2004); “Il potere della scrittura” (come mettere nero su bianco le proprie emozioni per migliorare l’equilibrio psico-fisico, 2017). Possiamo aggiungere che negli ultimi 25 anni ha documentato che da due a quattro sessioni di scrittura espressiva, incentrate sulla fonte del proprio disagio, possono produrre solidi benefici fisici e psicologici associati a diverse popolazioni (ad esempio studenti universitari, detenuti, vittime di abuso) che si estendono fino a sei mesi dopo l’intervento. Rispetto ai gruppi destinati a scrivere di eventi banali o non traumatici, le persone che praticano esperienze di scrittura espressiva riducono le visite mediche, migliorano la funzione immunitaria e la pressione del sangue, aumentano la produzione di anticorpi e del benessere psicologico, riducendo l’ansia ed i sintomi depressivi nelle popolazioni psicologicamente a rischio. Oltre all’impatto sulla salute vale la pena ricordare che ci sono anche benefici significativi sul successo scolastico, la riduzione delle assenze al lavoro, rioccupazione dopo la perdita del lavoro, memoria e prestazioni sportive. Di particolare interesse è che i benefici legati all’umore sembrano essere maggiormente intensi in coloro che segnalano maggiori livelli di depressione ed ansia. Esiste un certo sostegno da parte della letteratura sugli esiti terapeutici positivi. Diversi studi hanno dimostrato che le donne che soffrono in maniera invalidante di depressione, così come persone con disturbi nella sfera dell’umore traggono benefici notevoli dalla scrittura espressiva usata come supplemento ai trattamenti esistenti. Sono stati fatti diversi tentativi per determinare come la scrittura espressiva conferisca benefici per la salute approdando a conclusioni non univoche. Il meccanismo di azione appare complesso, quelli che sembrano plausibili includono il rilascio dall’inibizione, la valutazione cognitiva alterata, la scoperta del significato, l’autoaffermazione, la creazione narrativa e l’esposizione, ma i benefici non sembrano poter essere spiegati da un singolo fattore. La specificazione di questi meccanismi consentirebbe a terapeuti e ricercatori di adattare il processo ed il contenuto della scrittura espressiva e di altre forme di divulgazione emotiva per massimizzare i benefici. Gli studi di neuroimaging suggeriscono che l’atto di descrivere a parole aspetti emotivi apporti benefici poiché aumenta l’attività cerebrale nella corteccia prefrontale, diminuendo quella dell’amigdala. In pratica l’effetto della scrittura espressiva non è solo di natura psicologico ma anche di tipo fisiologico. A questo tipo di trattamento è legato anche un particolare vantaggio, infatti mentre i primi studi di scrittura espressiva venivano generalmente condotti in loco, ora internet offre un modo economico ed accessibile per raggiungere campioni più grandi. Inoltre offre privacy ed anonimato e ciò lo rende più desiderabile per i partecipanti interessati in quanto li mette al riparo dallo stigma di cercare aiuto per i disturbi dell’umore. La terapia basata sul computer ed i programmi educativi ha dimostrato di essere clinicamente efficace ed accettabile per i pazienti nell’ambito di altri programmi di intervento. Tutti questi dati considerevoli suggeriscono che la scrittura espressiva potrebbe essere una terapia efficace, efficiente in termini di tempo e costi per integrare i trattamenti esistenti per la depressione ed altre forme di disagio psichico.

Ringrazio Daniele Corbo.

Biografia: Fisico, neuroscienziato ed attento al disagio psichico. Presidente dell’associazione Orme Svelate (https://ormesvelate.com/ ), nata per sostenere ed accompagnare tutti coloro che attraversano fasi emotivamente difficili nella loro vita.

4 Risposte a “La scrittura espressiva: scrivere di se stessi per superare i traumi”

  1. Grazie di questo articolo molto interessante. Non ho mai dubitato dei poteri terapeutici della scrittura, avevo una collega che era stata invitata dal suo omeopata a fissare su carta determinati ricordo d’infanzia. “Quando ho iniziato a scrivere, sembravo posseduta,” mi aveva detto. Ho una curiosità: questa terapia prevede la scrittura a mano, o è valida anche quella a computer?

  2. Ho provato a lasciare un commento alcune volte, ma non me l’ha preso. Ci riprovo ora: l’articolo è molto interessante, sarei curiosa di sapere se in questo ambito è valida la scrittura a computer o sarebbe meglio scrivere a mano.

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