La prima volta de “La voce di Calibano” V° giorno

Oggi abbiamo un curioso racconto di una prima esperienza amorosa, con finale a sorpresa. Raffaele Abbate ci porta nel Parco Nazionale degli Abruzzi, con la storia di una giovane coppia negli anni ’70.

 LA PRIMA VOLTA INSIEME AI CAMOSCI

camosci firmato

Nello sviluppo delle persone sono importanti le modalità con le quali si è svolto per la prima volta l’accoppiamento. Tali modalità influenzano lo sviluppo intellettivo, quello sociale ed addirittura quello economico.
La loro prima volta risale agli inizi degli anni ’70.
Me l’hanno raccontata con la promessa che avrei mantenuto il segreto.
Racconto la storia indicando solo le inziali dei loro nomi. Lei M.C., Lui S. A.
In quegli anni c’è stata una grande evoluzione dei costumi sessuali, una maggiore libertà (non a caso c’è stato il ’68), ma i problemi e le difficoltà per la prima volta restano sempre gli stessi.
I due si sono messi insieme frequentando la stessa facoltà universitaria: Architettura, che a quel tempo aveva nomea di costumi sessuali evoluti.
Le opzioni sono aumentate: i poco ospitali sediolini di una Dyane 6, le panche del Club Privè in un umido sottoscala, la solita casa dell’amico compiacente che finalmente è andato ad abitare da solo.
Ma la fanciulla malgrado la rivoluzione sessuale rifiuta con la solita risposta:

“Ma per chi mi hai preso?”.
Dopo numerosi tentativi falliti all’interno della Dyane finalmente lui organizza una spedizione nel “Parco Nazionale degli Abruzzi” sperando che la natura, il verde e l’aria salubre e frizzantina vinca le resistenze di … “pensi sempre alla stessa cosa”
Dopo tre ore di ballonzolante viaggio, con un irrefrenabile mal d’auto per entrambi, con conseguenti numerose fermate lungo il percorso (le strade dell’Abruzzo hanno questa tremenda particolarità, danno il mal d’auto anche al guidatore), giungono pallidi e stremati all’inizio del Parco, dove, finalmente lasciano la “cloridrica” Dyane.
Si addentrano per la passeggiata della Camosciara alla ricerca di una radura tranquilla ove poter finalmente consumare.
La pioggia prima leggera poi sempre più intesta l’inzuppa e si sentono dannunziani tra le coccole aulenti e le tamerici salmastre (cazzo salmastre in montagna e poi D’Annunzio è di destra e all’epoca era out).
Per la pioggia torrenziale i turisti in gita si dileguano e finalmente trovano una radura che fa al caso loro.
Il verde prato protetto dagli ombrelli delle alte conifere è quasi asciutto e entrambi sopra quel bel prato ebbero l’ora più dolce, liberi dalle leggere vesti.
Intanto piove su lori corpi ignudi e silvani et consumatum est….
Tutto avviene però sotto lo sguardo sorpreso e perplesso di un camoscio ed una camoscia…
I due finalmente riacquistano il senso del tempo e dello spazio e la silvana scena d’amore si trasforma in farsa.
Lei ha paura degli animali e lancia un urlo.
Il camoscio e la camoscia si spaventano e quando gli animali sono spaventati in genere si incazzano e quando si incazzano caricano.
Lui, eroico, cerca di far scudo con il suo corpo e si becca una cornata.
E sì, nelle parti nobili.
Un urlo si leva altissimo ed il tapino si lancia a pancia in giù sul prato, per trovare refrigerio nell’umida erbetta.
Sfortunatamente va a beccare i residui organici che le due bestie guardone avevano depositato sul prato.
E si sa i camosci si liberano una volta alla settimana per cui le dimensioni dei residui sono notevoli.
Urla, tramestio, versi lamentosi dei camosci ed arrivano i Guardiaparco.
Da allora il destino dei due è segnato ma è anche segnato il destino dei boschi d’Italia e delle specie protette che vivono in alta montagna.
I due vivono ancora insieme lui fa il costruttore e lei l’architetto.
Sono i maggiori responsabili di costruzioni abusive nei parchi italiani e della estinzione delle specie protette che vivono da secoli.
Sull’Aspromonte hanno spianato un intera collina che era l’habitat naturale del Muflone Calabrese che si da allora si è estinto.


Raffaele Abbate

L’autore nasce nella prima metà del secolo scorso in una piangente cittadina di provincia (Benevento). Riceve una educazione libera (non giocare a pallone che sudi, non ti toccare che diventi cieco, non guardare quelle signore sul ciglio della strada che prendi le malattie) e compie brillantemente gli studi superiori in Liceo Classico della provincia di Napoli al cui confronto l’orfanotrofio di Davide Copperfield è un asilo Montessori. Frequenta l’università di Napoli a metà degli anni ‘60 e viene vagamente sfiorato dal ‘68. Si laurea e entra nella pubblica amministrazione. Malgrado “la capa fresca” ha fatto una brillante carriera all’INPS dove ignoravano ovviamente alcuni aspetti della sua personalità poco consoni ad un dirigente pubblico (navigatore di internet, chattarolo, blogger, grafomane). Dal mese di maggio del 2003 è tornato libero e si è dedicato alla scrittura. Ha pubblicato 4 libri da maggio 2003 a agosto 2015-

il suo blog è : https://raffaeleabbate.wordpress.com/

 

11 Risposte a “La prima volta de “La voce di Calibano” V° giorno”

  1. Davvero una conclusione originale, ironica ma che fa riflettere sulla realtà e su come molti vorrebbero poter mettere le mani ancora più di quanto già si faccia su quel che resta della natura per fini speculativi. Bel racconto Raffaele.

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