La prima volta de “La voce di Calibano” II° giorno

Si prosegue con i festeggiamenti e con i racconti, questa volta è il turno di

Isabella Valerio con il suo: Primo appuntamento.    
Valerio   

Sediamo al tavolo. Il locale ha le luci soffuse. I muri, di un caldo ocra, sono ricamati da applique bianche a motivi floreali.

L’ho conosciuto su un social di libri, sembrava avesse i miei stessi gusti. Ha il viso sporco, i pochi capelli lunghi sono raccolti in una treccia, l’odore non è promettente. Non so cosa dire, pensavo non ci mancassero gli argomenti, invece mi nascondo dietro il menù, lo sbircio da sopra gli occhiali da presbite. Lo ammetto, sono delusa.  Posso sempre guardare il telefono e scappare di corsa con la scusa che mia madre, morta sette anni fa, mi stia chiamando dal pronto soccorso.

Il posto l’ho scelto io, mi piace il sushi.  Ho prenotato per pranzo, meno impegnativo e più economico, dovesse lui essere così cafone da accettare di condividere la spesa.

In effetti il cibo mi tenta. Da piccola mia madre mi razionava le caramelle, non più di due al giorno.  Io volevo mangiare solo roba dolce: cioccolato, fichi e torte di mele. Non odiose bistecche rinsecchite e spinaci amari che legavano i denti.

Arriva il salmone marinato cosparso di semi di sesamo.  Dopo averlo mangiato mi piace raccogliere con le bacchette i micro semini rimasti sul piatto.

Non sono così distratta da non accorgermi che lui i semini li lascia quasi a bordo piatto. Comincio a chiedermi come facciano due persone così diverse ad avere gli stessi gusti letterari.  Ma, dove sta scritto che a chi piace “Guerra e pace” devono piacere anche i semini del sesamo o i germogli di soia.

I libri non bastano. Arriva il cameriere. Ordina una bottiglia di vino senza chiedermi se mi sta bene.

Penso agli eroi dei miei libri preferiti e mi chiedo se sia meglio ricco e puzzolente o povero e profumato? Ancora meglio: professore di filosofia squattrinato o carpentiere ricco sfondato.

Guardo due tavoli più in là. Due innamorati si toccano le mani, il viso; condividono il cibo con la stessa forchetta. Li guardo come guarderei una fetta di tiramisù dopo una dieta di un mese senza dolci. Li odio. Dovevano proprio sedersi accanto a noi?

Mi sposto irrequieta sulla scranna che il cameriere si è precipitato a mettermi sotto il sedere quando sono arrivata. Sa che quelle seggioline economiche non fanno per me. Mi conoscono. Se ne ricordano dalla prima volta che mi sono seduta qui. Le gambe striminzite di una delle loro sedie s’erano incrinate, spezzandosi con un suono secco e deciso. Sì, come vorrei che l’uomo davanti a me fosse altrettanto deciso, uno con le idee chiare e non il solito bamboccione infantile in cerca di un’altra madre, di un’altra serva.

Smetto di guardarmi in giro, appoggio i gomiti in attesa della prossima portata, il pizzo del mio pigiama fuoriesce dai polsini del cardigan azzurro, una nota estrosa, un mio vezzo. Sospiro con pazienza, voglio riguardare questo mio pretendente negli occhi, dargli un’altra possibilità. Sento suonare il cellulare, lo cerco, mentre mi rendo conto che non è il mio a suonare. Vedo il mio compagno di tavolo che con una mossa subitanea risponde al telefono, sembra sollevato. Si alza, balbetta allarmato che suo padre è finito al pronto soccorso. Sospettano un femore rotto. Deve precipitarsi all’ospedale. Si scusa e in fretta scompare oltre la mia vista. Non mi ha neppure dato il tempo di salutarlo con un telegrafico ciao. Mi guardo intorno smarrita e perplessa. Che faccio?

Chiamo il cameriere e mi faccio portare un gelato fritto.


ISABELLA VALERIO

Una delle cose più belle che mi abbiano mai detto: sono stata sveglia tutta la notte perché dovevo finire di leggere il tuo libro. (Ero alle medie, in classe si passavano un quaderno che avevo scritto a mano). L’ho chiuso in un cassetto e dimenticato. Solo molti anni dopo ho ripreso a scrivere. Più passo il tempo a digitare storie e più capisco l’autrice di Harry Potter. La fantasia è una bacchetta magica, quando ci si mette davanti al foglio bianco si fa un atto di fede, e la fede produce miracoli.

7 Risposte a “La prima volta de “La voce di Calibano” II° giorno”

  1. Mi piace molto il tuo modo di raccontare le cose, quando si va alla tua infanzia con il dolce limitato da tua madre per presentare la descrizione del cameriere e tutto il resto. L’italiano è una lingua meravigliosa e la usi meravigliosamente

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