Bigodini

Bigodini
(la rubrica che non fa una, ma più pieghe)

Mia madre ha ancora una scatola piena di bigodini. Non è che una scatola delle scarpe. E dentro vi sono tanti bigodini: gialli, rosa, bianchi, verdi. Più grandi e più piccoli. E le beccucce, come diciamo noi.
“Passame un po’ le beccucce?”
E non solo a casa sentivo chiamare quegli spilli argentati per fermare i bigodini, pure dalla parrucchiera. Mia madre ci teneva ai capelli e se non poteva andare a farseli fare dalla donna di bottega, lei si lavava i capelli e andava a prendersi la scatola magica. Da lì uscivano quei tubi ruvidi che lei prendeva e che a me facevano il solletico. Li prendevo con una smorfia che m’inarcava il naso, ma che mia madre non si accorgeva o sarebbero stati guai. Con fare lesto girava il bigodino e dovevo star pronta a dargli il “beccuccio” (la molletta) o i bastoncini (come li chiamavo io prima che lei me li chiedesse. Assistente parrucchiera mio malgrado, se non la facevo arrabbiare. La perfezione e la pazienza di mia madre dovevano essere rispettate. In caso opposto avrei dovuto lasciare la scatola che non profumava più di scarpe, ma di tinte; non c’era più la carta velina delle calzature, ma cilindri, aghi di plastica e capelli qua e là. I bigodini sistemati in un’architettura perfetta, veniva sostenuta al finale da una retina nera a fazzoletto. Recintata l’impalcatura dei bigodini legando il tutto sotto la nuca, mia madre riponeva la scatola semivuota ormai, nell’armadietto. Non mi rivolgeva parola. Capivo dalla sua fretta che si era fatto tardi e correva ai fornelli, alla tavola, ai panni, alle camere con indosso un peso sulla sua testa. Doveva stare in posa, ma non posandosi sul divano. La quotidianità casalinga non permetteva tempi morti neanche quando si sistemava i capelli. Almeno dalla parrucchiera stava seduta sotto il casco per asciugarsi i capelli. La svestizione dei bigodini avveniva ore dopo quando in casa era tutto a posto. I capelli sapevano anche di cucina, ma i ricci che ne venivano fuori sapevano di bellezza. La bellezza di una mamma che pensa prima ai suoi cari, ma che non disdegna di curare l’aspetto, nonostante non ci sia mai così tanto tempo.

Ps. I miei bigodini sono due mollette colorate, prese da mia figlia, a volte le metto più sobrie, di colore nero. Un elastico per capelli e via. Eppure quella scatola di bigodini mi attrae ogni volta che la vedo a mia madre. Chissà se da grande mia figlia mi passerà “le beccucce” mentre mi arrotolerò con poca destrezza un bigodino? Molto probabilmente sì.

2 Risposte a “Bigodini”

  1. Che bei ricordi i bigodini e le retine e i becchi. Acconciature d’un tempo che non si usano più. Quei ricci che poi si pettinavano lasciando la testa soffice, spumosa, gonfia. Tenerezza

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